“Passaggi” è organizzata dall’associazione “Il Campone” (Paolo Quartapelle ed Elisabetta Graceffa) presso il rifugio antiaereo “Vittorio Putti” di Villa Revedìn, Seminario Arcivescovile di Bologna, con la collaborazione dell’Associazione Amici delle vie d’Acqua e dei sotterranei di Bologna, alla quale si deve il recupero del rifugio, e di Dryphoto arte contemporanea di Prato.
L’utilizzo del rifugio è stato concesso dal Seminario Arcivescovile di Bologna.
Progetto grafico Caterina Tandello
Ufficio stampa Rino Orsatti
“Passaggi” Ispirata al tema della memoria e del mutamento, intende mettere a confronto e far dialogare fra loro la straordinaria forza dell’architettura del rifugio “Vittorio Putti”, con la scultura, la fotografia e l’immagine video.
Il rifugio “Vittorio Putti”, posto accanto al seminario Arcivescovile di Bologna, nei pressi dell’Ospedale Rizzoli e del complesso di San Michele in Bosco, è singolarmente ed intrinsecamente incoerente in quanto luogo sotterraneo posto sulla collina più alta di Bologna.
Il rifugio è formato da due lunghe gallerie che si snodano dopo un breve tunnel che si avvia dall’ingresso principale.
In questo punto di incontro e di separazione, a sottolineare il rapporto fra le diverse forme espressive della scultura e della fotografia in interazione col luogo fisico ove sono collocate, troviamo due opere di grande formato di Andrea Abati e di Guy Lydster.
Nel tunnel che si snoda a sinistra, lungo le pareti si trovano le fotografie di Andrea Abati della serie “I luoghi del mutamento”, ispirate alla demolizione di fabbricati industriali, e della serie “La forza della natura”, delicato lavoro sulla vegetazione dei luoghi colpiti dal terremoto. Lungo questo tunnel, si aprono due ambienti, un’infermeria ed una sala operatoria, che tradiscono la storia del luogo, e dove si trovano rispettivamente tre piccole opere dei tre autori e altre foto di un recente lavoro dell’Abati sulla demolizione di un ospedale.
In fondo al tunnel, nel luogo più recondito e profondo del rifugio, viene proiettato il video di Paolo Quartapelle, che intende così segnare con un suo contributo site specific, intimo e personale, la mostra ideata insieme all’amica e curatrice Elisabetta Graceffa (“Il Campone”).
Nel ripercorrere a ritroso la memoria e il tunnel si torna all’indotto che conduce al secondo tunnel.
Lì sono collocati i disegni di grande dimensione sul tema dell’acqua dello scultore Guy Lydster, che ci accompagneranno verso due ambienti di straordinaria bellezza posti in fondo al tunnel, prima dell’uscita.
A sinistra, la cava di arenaria risalente almeno al 1700, ove sono collocate direttamente sulla terra, un gruppo di opere scultoree di Guy Lydster in creta raku bianca.
A destra, un grottesco settecentesco, ove le pareti e la volta sono costellati di blocchi sporgenti di arenaria. In questo suggestivo ambiente sono collocate due importanti sculture di Guy Lydster, “Il Fiume”, in pietra serena, e un “Headscape” mai precedentemente esposta, in creta marrone.
Guy Lydster, (www.guylydster.com) scultore neozelandese stabilitosi a Bologna negli anni ‘80, noto per le sue “headscape”, termine che deriva dalla fusione di due parole inglesi: head e landscape.
La creazione di questo termine riguarda, a scopo espressivo, il rapporto tra testa e terra, tra la mente e il paesaggio che la circonda, indicando un’interpretazione scultorea sia della testa umana che del mondo naturale. Attualmente due opere di grandi dimensioni dello scultore si trovano esposte in spazi pubblici a Bologna, in via IV Novembre ed in via Filippo Re, presso l’Università di Bologna.
Andrea Abati, (www.andreaabati.it) fotografo, utilizza la fotografia come strumento di conoscenza e di relazione tra il sé e il mondo, con il fine di innescare pratiche artistiche nella sfera pubblica. Fondatore dello spazio no profit Dryphoto arte contemporanea di Prato. Dagli anni Ottanta partecipa attivamente al dibattito culturale con mostre, seminari ed incontri con importanti fotografi italiani ed europei, con l’obiettivo di far conoscere la fotografia italiana di paesaggio. Sue opere sono in collezioni private e pubbliche tra cui ricordiamo: MAXXI di Roma, Galleria Civica di Modena, Centro Pecci di Prato, MuFoCo di Milano, Fondazione Sandretto di Torino, Fondazione Modena per la Fotografia.
Paolo Quartapelle, ideatore di “Passaggi” per l’associazione “Il Campone”, ha analizzato attraverso l’immagine fotografica il tema del paesaggio e dei non-luoghi. Ha al suo attivo alcune collettive, l’ultima delle quali presso “Duepuntilab” di Bologna (“Kinship”) con la presentazione di una video installazione. Ha partecipato con un suo lavoro personale al progetto “The self portrait experience” della fotografa Cristina Nunez. Ha organizzato per Babajaga la mostra antologica “Il Delta dell’occhio” di Guy Lydster presso le Scuderie di Palazzo Acquaviva di Atri (TE).